
IL MITO DI IFIGENIA
Ifigenia, la figlia sacrificata: dinamiche familiari e costellazioni
Il mito di Ifigenia — figlia di Agamennone e Clitemnestra — è uno dei più potenti esempi di sacrificio familiare nella mitologia greca. Agamennone, per ottenere venti favorevoli e partire per la guerra di Troia, decide di sacrificare Ifigenia, uccidendola come un capretto. Questo gesto, imposto da una logica patriarcale e guerriera, trasforma Ifigenia nella vittima innocente di un sistema dove il valore maschile (onore, potere, vittoria) prevale sugli affetti e sulla vita stessa.
Dal punto di vista delle costellazioni familiari, Ifigenia incarna il ruolo del “capro espiatorio” del sistema familiare. Il sacrificio di uno serve (apparentemente) alla salvezza o al successo del gruppo, ma lascia ferite profonde nel campo familiare. Clitemnestra, madre di Ifigenia, non accetta questo sacrificio e lo vivrà come un tradimento devastante, che a sua volta genera violenza e vendetta (ricordiamo l’omicidio di Agamennone al suo ritorno da Troia).
La dinamica che emerge è quella di un irretimento: Ifigenia paga colpe e debiti che non le appartengono, assumendo su di sé il peso delle ambizioni e delle paure del padre. Nelle costellazioni familiari, questo tipo di sacrificio si ripercuote sulle generazioni future, creando schemi di sofferenza, esclusione o ripetizione.
Il mito ci mostra anche un altro aspetto importante: il sacrificio non sana il sistema, ma lo avvelena. Nelle famiglie reali, i “figli sacrificati” (quelli che rinunciano ai propri desideri per i genitori, o portano su di sé il dolore non elaborato del sistema) spesso diventano il segnale che qualcosa deve cambiare.
Nelle famiglie di oggi, la figura di Ifigenia può manifestarsi in quei figli che rinunciano ai propri sogni, desideri o persino alla propria libertà per soddisfare i bisogni e le aspettative dei genitori o del sistema familiare. Ad esempio:
- Il figlio che abbandona una carriera artistica per gestire l’azienda di famiglia.
- La figlia che rinuncia a costruirsi una famiglia propria per occuparsi dei genitori anziani.
- Il fratello che diventa il “pacificatore” in una famiglia conflittuale, mettendo da parte i propri bisogni per mantenere l’equilibrio.
Come nel mito, queste persone finiscono per pagare un prezzo che non sarebbe giusto toccasse a loro: diventano “sacrificati” per il bene (apparente) della famiglia. Ma, come insegna anche la storia di Ifigenia, il sacrificio non risolve i problemi alla radice: spesso genera rancori, sensi di colpa, malattie psicosomatiche o una catena di sacrifici nelle generazioni successive.
Le costellazioni familiari lavorano proprio su questi schemi nascosti, portando alla luce il ruolo del sacrificato e ristabilendo un ordine più giusto: si riconosce il sacrificio, si restituisce a ciascuno la propria responsabilità e si libera chi ha preso su di sé un destino che non gli appartiene.
©Paola Biato
Scrivi commento