Tanto tempo fa nacque un principino che diceva sempre di no. Il bambino continuò a rispondere negativamente anche quando i suoi coetanei impararono a dire qualche volta di sì. Era come se non potesse scegliere, poteva dire solo di no e la cosa gli andava bene quando c’era da mangiare la minestra o da fare i compiti ma meno quando gli offrivano il gelato o gli proponevano di giocare con gli altri bambini. Una notte il principino sognò di partire per un viaggio alla ricerca del sì, la mattina seguente si chiese dove potesse essere quel posto ma, non riuscendo ad immaginarselo, decise di partire per cercarlo. Cammina cammina, si trovò ai piedi di una montagna molto alta, era la montagna delle tempeste. Un viandante disse al principino che si chiamava così perché non era possibile scalarla senza incontrare una tempesta ma, alla fine di essa, sarebbe stato facile capire qualche cosa di sé che prima non si riusciva a vedere. Il principino era un po’ spaventato e decise di accamparsi per pensare sul da farsi. Durante quella notte sognò di essere sulla montagna, al centro di una tempesta di neve, il vento soffiava forte e la neve gli cadeva addosso, dappertutto. Preso dallo sconforto sognò di mettersi a piangere le sue lacrime sciolsero un cumulo di neve davanti a lui, lì vi era una porta, il principino la aprì. All’interno vi era una capanna con un vecchio seduto, questi gli diede il benvenuto e chiese come potesse essere arrivato fin lì. Il principino raccontò la sua storia ma proprio quando il vecchio si offrì di aiutarlo il canto degli uccellini risvegliò il bambino. Quel mattino, tuttavia, il principino deciso di avventurarsi per la montagna in cerca del vecchio. Proprio come nel sogno trovò una porta, la aprì e trovò il vecchio. Raccontò la sua storia e, quando ebbe finito, il vecchio disse che lui stava cercando un posto dove essere liberi dentro, di solito i bambini lo trovano quando hanno detto abbastanza no da non averne più bisogno. Continuò dicendo che al principino ciò non era ancora successo e che per qualche motivo aveva ancora bisogno di dire di no. Il vecchio continuò spiegando che rispondere negativamente serve ai bambini per rompere il cordone che li lega ai genitori e che man mano che si cresce occorre, prima, allentare e poi togliere: il principino doveva trovare qualche cosa per tagliare il cordone o rischiava di dire no per tutta la vita. Il vecchio regalò al giovane una scatola che, disse, conteneva qualcosa di prezioso per lui ma di cui non aveva la chiave: ce l’aveva la vecchia saggia che viveva al di là della montagna, sopra le nuvole, il principino doveva raccogliere della legna e raggiungere la vetta del monte, così la saggia gli avrebbe regalato la chiave. Fatto tutto ciò, il principino fu accolto dalla vecchia per un pranzo ed alla fine ella gli disse che si era dato da fare per raccogliere la legna e gli regalò la chiave: dentro la scatola c’erano un paio di forbici per tagliare il cordone invisibile, ogni volta che il principino sentiva di non poter dire di sì, doveva tirarle fuori e dare una sforbiciata in aria. La vecchia saggia diede al principino anche un’altra chiave ma questa era per sua madre, le sarebbe servita anche a lei, disse la vecchia, per tagliare un cordone invisibile. Dopo molti giorni il principe tornò al palazzo e portò alla regina la chiave. Cercando a lungo nella soffitta, anche lei trovò la sua scatola con dentro delle forbicine e poco a poco il principe cominciò a dire di sì, soprattutto quando ne aveva davvero voglia. Se volete sapere come hanno fatto per imparare, io proprio non lo so, ognuno deve fare lo sforzo di camminare per capire e poi troverà la sua ricetta personale. L’importante è che capisca col cuore ed abbia il coraggio di salire sulla montagna delle tempeste, affrontare il gelo e sciogliere i cumuli di neve con le lacrime, proprio come ha fatto il nostro principe.
(ispirato da Alba Marcoli)
CHI E' STATO PREVARICATO, PREVARICA.
Caro adulto, che dici di non avere bisogno di nessuno, che fai le cose
da solo, che non chiedi mai aiuto, che dici sempre no, che proietti sugli altri le tue ferite, dicendo che gli altri voglio comandare, che vogliono decidere sempre loro, che loro sanno
tutto.
Io vedo la tua ferita.
Sento tutto il dolore di tutte le volte che sei stato zittito,
svalutato, castrato.
Immagino i tuoi tentativi di diventare autonomo e indipendente.
Comprendo il tuo meccanismo di difesa per proteggerti dal dolore e per lenire una ferita ancestrale.
IO VEDO LA TUA FERITA.
E' una ferita emorragica. Finchè non la guardi e non decidi di
guarirla.
Nel frattempo il tuo bambino ferito sputa fuoco e rende le relazioni
difficili da sostenere. Presto resterai solo, isolato, evitato.
L'opposizione e la provocazione non è la strada. E nemmeno il
vittimismo, che poi ti trasforma nel carnefice o nel salvatore.
Il copione si ripete. Sei uguale ai tuoi genitori, proprio "quello" che
tu dici di non voler mai essere.
Ora sei grande e puoi scegliere di prenderti cura di questo
atteggiamento, che ti ha permesso di sopravvivere, ma non di vivere pienamente le tue potenzialità.
Ora puoi tagliare quel cordone invisibile, riparare la ferita con l'oro, puoi dire anche "si", puoi essere te stesso e "sentire".
Ora scegli di aprire il tuo cuore. Non ti assicuro che non soffrirai, o che non sentirai più il dolore del rifiuto. Ma almeno potrai dire: "Ho vissuto, pienamente".
©Paola Biato
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Daniela (sabato, 28 dicembre 2024 14:01)
Bella questa fiaba di potere che parla del potere�mi piace assai la psicomagia delle forbici e il passaggio con la regina che trova le sue dopo che il principino è salito sulla montagna delle tempeste e ha sciolto.i cumuli di neve con le lacrime�scioglie così l'incantesimo della vittima che è sceso su di lui con il.dolore di non essere stato considerato,accolto e riconosciuto che gli fa dire sempre no per
difendersi✨️