Nella vita quotidiana si è soliti usare le parole fiaba e favola come se fossero due sinonimi intercambiabili.
Quest’uso completamente errato dei termini nasce da esigenze letterarie o commerciali che operano una generalizzazione e sminuiscono il loro significato e le finalità originarie.
Per questo motivo ho sentito l'esigenza di esprimere un mio punto di vista, frutto di 20 anni di ricerca nel mondo delle fiabe.
Ho chiesto a Maria Pia Minotti, di aggiungere le sue considerazioni, che provengono da esperienze e ricerche precedenti alle mie. In alcuni punti noterai delle leggere divergenze. Questo è dovuto agli approcci formativi e alle ispirazioni che ognuna di noi ha seguito nei vari ambiti disciplinari. Sono differenze che arricchiscono e aiutano a guardare da varie prospettive.
Oltre ai testi sull'argomento, la rete, offre tantissime informazioni su questo tema, solo che spesso sono inesatte e molto superficiali.
1) la favola precede la fiaba. Non è così. L'uomo ha sempre avuto l'istinto di narrare.
Ancora prima del linguaggio, comunicava attraverso pitture rupestri ritrovate nelle caverne.
Dire che le favole precedono le fiabe è come dire che la scrittura è venuta prima del linguaggio.
2) La fiaba è un racconto di intrattenimento, o viene usato per far addormentare i bambini. Errato. Questo è quello che è successo durante l'Illuminismo, dove tutto ciò che era fantasia, immaginazione, Anima, è stato relegato nel mondo di sotto. Le fiabe, nel moderno mondo alfabetizzato, sono state relegate alla stanza dei bambini, così come mobili sciupati o fuori moda vengono relegati nella stanza dei giochi.
LA FIABA
La fiaba nasce come racconto orale, che veniva tramandato a voce di generazione in generazione.
La fiaba è un racconto. Più precisamente, un racconto di avventure, di solito in prosa e di breve estensione, in cui predomina il fantastico, sia negli episodi, sia nei personaggi, e che ha di solito come protagonista un essere umano (l’eroe o l’eroina).
Essa ha origini antichissime e veniva tramandata oralmente, durante le feste sacre, i riti di iniziazione (nascite, matrimoni, malattia, funerali).
Queste narrazioni sono caratterizzate dall’elemento magico ed hanno per protagonisti personaggi come orchi, fate, streghe, draghi, giganti, maghi.
Jack Zipes, docente di Germanistica e Letterature comparate, sottolinea alcuni punti essenziali delle fiabe:
"La fiaba era al principio una storia narrata oralmente, semplice e immaginosa, che conteneva elementi di magia e prodigi, e si collega ai sistemi di credenze, ai valori, ai riti e alle esperienze dei popoli pagani».
Ciò che noi definiamo fiaba sorse migliaia di anni fa da un’ampia varietà di minuscole storie che si trovavano a contagiarsi a vicenda modificando e sviluppando il loro tracciato.
Questi cosiddetti “semi narrativi” erano diffusi a quell’epoca in tutto il mondo e continuano a esistere (anche se modificate) anche nelle nostre mutate condizioni ambientali.
La fiaba a quell’epoca non era ciò che conosciamo oggi (la sua differenza con il mito e la leggenda era molto più sfumata) poiché questi racconti durante i secoli hanno affrontato numerose trasformazioni, alimentandosi del materiale dell’epoca in cui si trovava a vivere.
Le fiabe si adattano al tempo, alle condizioni climatiche e al materiale con cui possono alimentarsi.
Ciò che permette a queste storie di mantenersi vive e pulsanti, è il continuare a essere narrate."
LA FAVOLA
La parola favola ha la stessa radice (dal latino: fari-raccontare), ma è un genere letterario diverso, che ha come protagonisti immaginari animali, piante o esseri inanimati cui si
attribuiscono virtù e vizi umani, e i suoi contenuti hanno intenti didattici o morali.
Nelle favole, la morale della storia è in genere indicata da una singola frase lapidaria.
E' un ammonimento, per educare attraverso la paura della punizione.
J. R. R. Tolkien, scrittore, filologo, accademico e linguista britannico, era solito spiegare la differenza delle favole dalle fiabe con queste parole:
"Nelle storie in cui non compaiono degli esseri umani; o in cui gli animali sono gli eroi e le eroine, e gli uomini e le donne, se appaiono, sono semplici comparse; e soprattutto quelle in cui la forma animale è solamente una maschera su un viso umano, un trucco dello scrittore satirico o del predicatore, in queste storie abbiamo favole di animali e non vere fiabe".
La favola quindi è un racconto allegorico con un fine morale dove ogni personaggio è una maschera dei vizi e delle virtù degli esseri umani.
Tolkien paragona le fiabe ad un calderone pieno di minestra nel quale mitologia, storiografia, romance, agiografia, racconti popolari e creazioni letterarie sono state gettate assieme e quindi lasciate ribollire nei secoli.
Una fiaba per essere viva doveva sempre essere rinarrata e per fare ciò doveva assorbire i materiali che il solco della storia faceva cadere nel suo Paiolo. Il Paiolo e la fiaba coincidevano perfettamente e il suo continuo bollire segnava la sua vitalità.
Paola Biato
Counselor professionale Aspic, Art-Counselor, Counselor simbolico-narrativa, Costellatrice sistemica, archertipica, Immaginalista. Ha approfondito la visione sistemico-familiare con B. Hellinger, la meta-genealogia con A. Jodorowsky, la visione immaginale di J. Hillman, con S. Calloni Williams. Ideatrice del metodo Metafiabe®.
FIABA E FAVOLA
Da più parti ci si sente chiedere : “E' nata prima la Fiaba o la Favola?” “Dove?”
Che strano , si leggono varie ipotesi sull'origine di questi due generi letterari così diversi tra loro, si individuano luoghi, si costruiscono percorsi geografici, si organizzano tour........ . Inoltre, oggi i due termini vengono totalmente confusi nel linguaggio quotidiano dei non addetti allo studio, e , purtroppo , anche tra persone colte che dovrebbero almeno porsi qualche domanda in merito.
Voglio provare a cimentarmi con due sole considerazioni: e' nato prima il linguaggio o la scrittura? Basta questo per mettere fine ad una diatriba che non ha alcun appoggio “scientifico”,
Non c'è un tempo in cui possiamo collocare la nascita della Fiaba, di sicuro è narrazione primigenia in quanto è legata alla capacità affabulativa umana: quando sulle pareti delle grotte si disegnavano attività e animali le si accompagnava con la narrazione e ogni elemento si ammantava di fantasia, di "Sacro", ignoto : nascevano i rituali magici, i Miti.
Non c'erano confini a relegare una conoscenza ad un luogo, c'era una circolazione delle genti e dei saperi che partecipavano alla costruzione della coscienza mitologizzante collettiva, tanto che ritroviamo presso popoli diversi , oggi distanti tra di loro gli stessi Archetipi , per es. possiamo trovare il mito della Donna Bufala presso i Mandinga dell'Africa Occidentale ma anche la Fiaba “Testa di bufala” raccontata a Montale Pistoiese; forse, ambedue, contengono memoria della “Mucca cosmica”, Mehetueret , dell'Egitto arcaico, che, dando alla luce Ra , il Sole, creò il Giorno e la Notte, la Morte e la Rinascita, oppure il mito delle Moire, greche, o Parche, romane, o Norne norrene e tutte le “dee” maghe, fate, streghe, tessitrici o filatrici, con i loro strumenti il fuso, il filo, la spola, l'ago e la “puntura magica “ delle fiabe come Rosaspina o La bella addormentata o Il filo , la spola e l'ago .
Il Trascendente è parte integrante nel processo di autodeterminazione e individuazione di Se', di liberazione dall'ombra e dalle false credenze, e la Bellezza , come quella della Natura, nascosta sotto forme ammalianti o pericolose, o mostruose , o di una bruttezza umile , è un segno di grazia e amore, quella che porta a incontri fantastici e liberatori....Dice Calvino che questo tipo di narrazione ci mette di fronte a “la sostanza unitaria del Tutto, uomini, bestie, piante e cose, e all'infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”. Hermann Hesse nella sua “Le trasformazioni di Piktor” ce ne fornisce un chiaro esempio, prima di raggiungere la completa integrazione del Maschile e Femminile dentro di sé.
La Fiaba, Fabla per i Latini (dal verbo Fari : discorrere), trasmessa oralmente negli incontri tra genti e nelle lunghe serate d'inverno dai contadini raccolti “a veglia”, “a filò”intorno alla nonna o al “folaro” ( nel dialetto veneto) di turno, usa un linguaggio quotidiano, spesso infarcito di modi di dire locali, arricchito da filastrocche, anafore, proverbi, cantilene.........
La Fiaba non ha intendi moralistici , è il farsi di un destino, è il superamento dei limiti, è la composizione di tutti gli opposti che convivono nel nostro inconscio, è tutto il viaggio che ciascuno è chiamato a fare per diventare un adulto integro e una/un Vecchia/o Saggia/o che tra-manda le antiche conoscenze. Il suo messaggio sotteso è compreso dal Bambino, come Stato dell'Io, e dall'infante come età, perchè ancora non “malato” di cultura dominante che nel corso degli anni depositerà quintali di sovrastrutture che modificheranno gli antichi sapori, pur rimanendo come traccia nel proprio Copione di Vita.
Le interpretazioni della Fiaba sono varie, da quella strutturale, linguistica, alla psicanalitica, all'antropologa, alla alchemica, alla mitologica...............ciascun scienziato può trovare significati nascosti nello stesso significante.
Riassumendo, quindi, potremmo dire che ha finalità etiche e iniziatiche, oltre al piacere di ricevere dalla viva voce, affettuosa, di un genitore e di chi sa prendersi cura ( quia cor urat – perchè scalda il cuore ) “carezze calde e morbide “ che “raddrizzano la spina dorsale” per dirla con Claude Steiner , Analista Transazionale, autore della fiaba “ I caldi morbidi”.
La Favola è legata alla scrittura; è opera di autori conosciuti che, attraverso i comportamenti stereotipati degli animali, “ironizzano” sui difetti umani.
Conosciamo le favole di Esopo, Fedro, La Fontaine, Tolstoi, Trilussa....per citarne alcuni.
Quasi sempre sono brevi composizioni in versi, il cui linguaggio metaforico è dotto, ironico e/o satirico. Hanno come fine intenti moralistici affinché all''individuo siano chiari il sistema collettivo e le sue regole: “La volpe e l'Uva”, “Il lupo e l'agnello””, “La cicala e la formica” , “Il corvo e la volpe”.........: abbiamo titoli , autori e sorrisi......... amari!!!!
In conclusione, non c'è confusione e sovrapposizione tra Fiaba e Favola, sono due generi letterari totalmente diversi, che seguono funzioni e regole strutturali e linguistiche proprie di ciascuna, ponendosi finalità didattiche, educative e formative talvolta contrapposte: individuazione di sé e dei propri talenti/ o conformizzazione a modelli relazionali.
Maria Pia Minotti
Psicoterapeuta, con formazioni in Analisi Transazionale, Gestalt con Barrie Simmons, master in Gestalt e Bioenergetica, Insegnante e docente in ogni ordine e grado dell'istruzione, Formatrice e coordinatrice di progetti a livello nazionale, Aggiornamento psico-pedagogici per Insegnanti e Presidi.
Immagine di Amanda Clark
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